Stazione senza trenino, progetto flop al Vesuvio
È stata inaugurata meno di due anni fa, non è mai stata utilizzata: e ora versa in stato di semiabbandono in balia di ladri e vandali. La stazione Cook doveva essere il primo tassello per la rinascita dello storico Trenino rosso del Vesuvio, un impianto di funicolare terrestre in grado di effettuare un collegamento turistico da quota 300 fino all’area del cratere. «Purtroppo – denuncia Domenico Cuciniello, presidente della Pro loco Herculaneum – la struttura inaugurata solo poco tempo fa versa già in condizioni di degrado. I ladri hanno fatto razzia dei fili di rame per cui l’impianto elettrico è praticamente inutilizzabile, mentre vetrate e servizi igienici sono stati divelti da vandali che hanno approfittato del luogo isolato e dell’assenza di vigilanza». Nei piani della Regione (che nel 2007, attraverso l’Ente autonomo Volturno, ha anche bandito un concorso internazionale per la progettazione della ferrovia, poi vinto dallo studio Ricci Spaini di Roma), il trenino doveva rappresentare una infrastruttura orientata alla riconquista del carattere paesaggistico del Vesuvio. Per questo motivo venne individuato un percorso di circa quattro chilometri che partiva dalla stazione Cook in contrada San Vito a Ercolano e giungeva in vetta al vulcano attraverso le fermate intermedie di Canteroni, Osservatorio e Tirone. Di questo ambizioso progetto, tuttavia, l’unico punto portato a termine è stato il restauro da parte dell’Ente parco della stazione Cook che però, dopo un’inaugurazione in pompa magna alla presenza dell’allora assessore ai Trasporti Cascetta, è stata abbandonata a se stessa senza controlli e con malintenzionati che hanno facile accesso alla struttura attraverso buchi nelle reti di recinzione: «Questa situazione ci preoccupa molto, ma entro i prossimi mesi contiamo di definire una destinazione d’uso per la struttura – annuncia Ugo Leone, presidente del Parco nazionale del Vesuvio che è proprietario della stazione Cook -. Solo rendendo operativa quella palazzina si riuscirà a scoraggiare i tepposti che la stanno vandalizzando». Tra acquisto e restauro dell’immobile, l’Ente parco ha speso oltre due milioni di euro. Ma già si vedono scoli delle acque piovane lesionati e intonaci scrostati: «L’unico modo di preservare la struttura è quello di destinarlo temporaneamente a qualche uso che la renda immediatamente operativa – commenta il presidente del Parco – Ritengo che la stazione si presti a diventare una struttura polifunzionale, in grado di offrire servizi informativi ai turisti, ma anche spazi espositivi per i prodotti tipici del Vesuvio. Resta da capire quali saranno i tempi della Regione per la realizzazione del progetto della ferrovia». E proprio a Caldoro si rivolge la Pro loco Herculaneum: «Alcuni consiglieri regionali – spiega il presidente Cuciniello – ci hanno promesso un’interpellanza per fare luce sulla vicenda. Un progetto turistico come quello del Trenino del Vesuvio potrebbe consentire la creazione di centinaia di posti di lavoro, con un notevole indotto per tutta la parte alta della città». Il treno a cremagliera, insieme alla funicolare resa celebre dalla canzone «Funicolì funicolà», rappresenta il simbolo dell’ingegneria dei trasporti applicata a un territorio tanto suggestivo quanto impervio come il Vesuvio. Inaugurato nel 1903 dai fratelli Cook, il Trenino rosso collegava piazza Pugliano di Ercolano con quota mille. Dismesso nel 1955 venne poi sostituito da una seggiovia che chiuse nel 1984. La funicolare, invece, fu istituita nel 1880 e venne distrutta dall’eruzione del 1944. Nel 2007 la Regione istituì un concorso internazionale per il progetto di recupero della ferrovia, stanziando oltre 60 milioni di euro per la sua realizzazione: concorso vinto, nel maggio 2009, dalla Ricci Spaini di Roma. Le stazioni previste erano cinque; dovevano essere stazioni aperte, protette solo da una pensilina in vetro rosso (con strisce di silicio amorfo con cellule fotovoltaiche integrate). Nella stazione Cook era previsto un museo e ristorante-bar con terrazza panoramica sul golfo, mentre nella vicina cava era stato progettato un grande albergo. Erano previsti anche percorsi di trekking. Il termine dei lavori è previsto per il 2014, ma ad oggi di treni, binari e ferrovia non si vede neanche l’ombra. Articolo di Francesco Catalano, tratto da Il Mattino del 26 marzo 2011.