venerdì, Aprile 19, 2024
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Funicolare del Vesuvio, interventi fermi da un quarto di secolo

Sono fermi da circa 25 anni i lavori della costruzione della nuova Funicolare del Vesuvio munita di tutti i visti e pareri di competenza richiesti dalla legge e finanziata con 30 miliardi delle vecchie lire di cui sono stati spesi già 15. Per fare spazio a questo nuovo mezzo di trasporto a fune, gli operatori dell’epoca, abbatterono l’impianto dell’ex Seggiovia, il suo corredo di opere, la sottostante biglietteria con un ampio parcheggio da fare invidia al mondo intero. I lavori iniziarono nel 1988 e si sperava che fossero ultimati a giugno del 1990 in occasione dei mondiali di calcio in Italia. Fu stabilito anche un protocollo d’inaugurazione con l’intervento della RAI che avrebbe dovuto mandare in onda un servizio, in mondo visione, sulle note dello struggente motivo di ‘Funiculi Funiculà’ testo del Giornalista Del Turco, servito, nel 1880, per inaugurare la precedente Funicolare coperta dalla cenere dell’eruzione del Vesuvio del 1906. Un banale intervento dei verdi, nel 1989, allorquando il verde era di casa, pose fine alla costruzione. I lavori eseguiti videro la realizzazione di un ampio segmento di cemento su cui la nuova Funicolare si sarebbe dovuto muovere. Durante lo scavo, nella parte più a valle, vennero alla luce i resti carbonizzati della prima Funicolare di cui oggi non si sa che fine abbia fatta. Delitto tra i delitti più mostruosi. In tutti, questi anni, mai a nessun amministratore regionale, provinciale e locale gli è balenata l’idea di chiedersi perché uno strumento così importante per il turismo mondiale, già progettato e finanziato, dovesse rimanere prigioniero dell’indifferenza, dell’abbandono e quello che più fa rabbia, dalla distruzione. Il danno maggiore arrecato alla città e alla sua economia non sta tanto nella mancata ultimazione dei lavori e il perfetto funzionamento del moderno impianto di trasporto a fune lungo tutto il dorso del cono famoso quanto nella devastante distruzione di un ambiente paradisiaco circostante dove, fimo al 1987, i turisti arrivavano in massa, trovavano il loro comodo parcheggio, la piena assistenza, bar e ristoranti funzionanti. Ora è da 25 anni, che questo ambiente risulta inaccostabile, distrutto, coperto di alta vegetazione e con tanti pericoli anche di epidemia. La domanda viene spontanea: dov’è la coscienza dei pubblici poteri, specie di quelli che si lavano la bocca di turismo per ignorare una così colossale opera, progettata, finanziata ed eseguita in parte e, poi fermata per sempre? Si spera in un futuro prossimo, magari dalle giovani leve che affollano le liste in una delle più combattute corse alla poltrona del palazzo di città. Bisogna muoversi adesso. Domani? Potrebbe essere già tardi. Liberare l’area dell’ex biglietteria della Seggiovia e rimettere in ordine e funzionante gli impianti distrutti, significa potrare luce, progresso, lavoro ed economia. Articolo di Giuseppe Imperato tratto da Il Roma del 18 maggio 2015.