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Il recupero della storica Funicolare del Vesuvio

Articolo di Franco Iacono dal Roma del 27 settembre 2020. C’è anche la Funicolare del Vesuvio tra gli undici progetti che il Presidente della Regione ha messo sul tavolo per riqualificare Napoli e la sua Area Metropolitana. Ne sono contento: si recupera un’idea che ispirò FuniculìFuniculà, resa celebre nel mondo da Enrico Caruso, che ne alimentò il Mito. Come si sa, quella Funicolare cessò di “vivere” nel 1944, distrutta dall’eruzione di quell’anno. Nel 1988 da assessore regionale ai Trasporti, “assistito” da una squadra di tecnici di prim’ordine, “investii” uno di questi, Vincenzo De Rensis, che ancora ringrazio, del ruolo di Commissario per la “Ricostruzione” della Funicolare del Vesuvio, secondo il vecchio tracciato. Il 12 dicembre 1988, su mia proposta, la Giunta Regionale approvò il progetto esecutivo, finanziato con fondi regionali. Un ruolo molto importante ebbe il mitico sindaco di San Sebastiano a Vesuvio, Raffaele Capasso, un esempio per noi socialisti, che in occasione di numerosi convegni sostenne la importanza fondamentale dell’opera per lo sviluppo dell’intera area vesuviana. Munito di tutti i pareri e della concessione edilizia del Comune di Ercolano del 4 dicembre 1990, nell’agosto del ’91 ne iniziarono i lavori, inopinatamente sospesi nel giugno del 1992 dalla Magistratura su denuncia di Associazioni ambientaliste. La ragione: una piccola parte del percorso dei binari ricadeva nel Comune di Torre del Greco che il 16 febbraio 1995 provvide a rilasciare concessione in sanatoria, anche “per i lavori già eseguiti”. Ormai tutte le “carte” erano a posto, le risorse erano sempre allocate su un apposito capitolo del bilancio regionale, ma le Giunte che seguirono, a cominciare da quelle presiedute da Antonio Rastrelli, Andrea Losco, Antonio Bassolino e Stefano Caldoro non ritennero di dare seguito ai lavori già iniziati. I binari, già realizzati, furono ceduti alla Funicolare Centrale di Napoli, le due carrozze, egregiamente disegnate dal compianto Architetto Nicola Pagliara, sulla scorta di quelle distrutte dalla eruzione, furono “sistemate” nel deposito di una azienda di trasporto, pare la Clp, fino a che, presidente Stefano Caldoro, nel 2012, furono irresponsabilmente distrutte. Il Commissario antico, Vincenzo De Rensis, che intanto si era dimesso, ne conserva, per fortuna, delle fotografie. Mi ha dichiarato, proprio in questi giorni: “Ho ancora le foto delle carrozze e cerco di non guardarle per non essere colto da immensa malinconia!” Un reperto che avrebbe fatto, comunque, bella mostra di sé in un museo insieme a quello della carrozza recuperata sotto la cenere della eruzione. Ora sono contento che il Presidente Vincenzo De Luca tenga questo progetto tra quelli primari per rilanciare l’immagine di Napoli e per consentire un’altra dimensione per fruire di quella Montagna fascinosa ed incombente: “lo sterminator Vesevo” come la definiva Giacomo Leopardi. Mi auguro che, naturalmente, la Funicolare sia inserita in una logica da trasporto integrato. Avevo lanciato lo slogan “andare sul Vesuvio… via mare”, immaginando il pieno utilizzo dell’Approdo borbonico di Villa Favorita ad Ercolano. Avevo parlato anche con Luciano Pavarotti, per averlo, era consenziente, alla inaugurazione e cantare, nella prima carrozza, Funiculì-Funiculà. Se quel sogno si avvererà, ed io sarò ancora vivo, proprio come nel film Fitzcarraldo di Werner Herzog, consiglierò a Vincenzo De Luca di farci ascoltare quella Canzone, così trascinante, da… Enrico Caruso. E così sia!